1. Motivi di Natura

La prima sezione è dedicata alla Natura, intesa non come semplice sogge o da rappresentare, ma come costellazione di simboli, metafore, codici stagionali, passando da immagini di “fiori e uccelli” (kachōga), a quelle di acqua e onde, di luna, vedute del Monte Fuji come motivi ricorrenti, stilizzati e reinterpretati prima nelle stampe policrome Edo, dagli artisti del periodo come Hiroshige e Hokusai e poi nei volumi illustrati di modelli del periodo Meiji, con i maestri quali Kōno Bairei, Takeuchi Seihō e Kamisaka Sekka, e nei katagami (mascherine per la stampa dei tessuti), infine nei poster pubblicitari del Novecento di Nagai Kazumasa, Tanaka Ikkō e molti altri. In questo dialogo tra natura e design a conne ere le parti sono le arti applicate: kimono e tessuti, ventagli, vasi e ceramica, decorati con motivi grafici della natura studiati dai primi zuanka, i designer ante litteram della modernità giapponese spinti dalle grandi aziende produttrici e dai grandi magazzini.

2. Volti e maschere

La seconda sezione, Volti e Maschere, esplora il corpo umano, la teatralità e la performance. Le stampe di Utamaro, Sharaku, Kunisada e i manifesti teatrali di Tanaka Ikkō o Yokoo Tadanori costruiscono un filo rosso tra il teatro kabuki di epoca Edo e la comunicazione visiva del Novecento. Questa sezione, più di ogni altra, rivela le connessioni con il cinema: l’impostazione scenica delle stampe, l’espressività dei volti, la relazione fra luce e ombra, sono elementi che hanno influenzato e che si ritrovano anche nell’estetica del cinema giapponese da Ozu a Kurosawa fino all’animazione di Miyazaki. Non è un caso che molti graphic designer giapponesi abbiano collaborato con registi, studi di animazione, editori e stilisti, generando un’estetica comune che attraversa generi e formati. Un esempio è sicuramente Tanaka Ikkō la cui grafica ha caratterizzato una linea di abiti e accessori di Issey Miyake, e la serie di poster dedicati da decine di designer alla figura di Sharaku, maestro ukiyoe specializzato nei ritratti di attori kabuki.

3. Calligrafia e Tipografia

Segue la sezione Calligrafia e Tipografia, dove la calligrafia incontra la grafica moderna. Il tratto, che da sempre è gesto spirituale e disciplina estetica, diventa griglia compositiva, costruzione tipografica, elemento visivo portante della comunicazione e fondante della grafica moderna. La scrittura giapponese è di per sé un paesaggio, fatto di caratteri cinesi, ideogrammi e pittogrammi interpretabili già dalla forma, oltre ai sillabari fonetici hiragana e katakana e all’alfabeto in lettere romane spesso usato insieme senza distinzione. Dai rotoli calligrafici poetici a quelli calligrafici zen con un unico grande carattere o un unico rigo, il segno giapponese si trasforma in font tipografico, senza però perdere la propria forza evocativa e giocando invece sulla convivenza di diverse forme di scrittura. Alcuni dei manifesti in mostra sono autentici esercizi di equilibrio tra parola e immagine, tra spazio e vuoto, e mostrano l’eredità zen che continua a segnare il design giapponese anche oggi nella sua espressione più razionale, ma anche la trasformazione pop nelle pagine dei manga.

4 Giapponismo

Vi è poi una sezione aggiuntiva conclusiva, Giapponismo, che esplora la trasposizione dei codici tradizionali nella cultura visiva globale. Il manga, l’anime, il design editoriale, la pubblicità, il fashion design sono tutti ambiti in cui il Giappone ha saputo esprimere una sintesi originale fra memoria visiva e innovazione. Le opere esposte mostrano come la cultura giapponese abbia saputo integrare le proprie radici in un linguaggio globale, riconoscibile e insieme adattabile e quanto abbia ancora influenzato la grafica e la cartellonistica italiana di inizio Novecento, un momento in cui gli scambi artistici e le influenze estetiche tra i due paesi fiorivano grazie alle esposizioni internazionali.